lunedì 20 gennaio 2014

Istantanee 1

Oggi tema libero.

Un veloce commento all'iniziativa della prima Biennale della Fotografia curata da Vittorio Sgarbi. Potete trovare un esauriente articolo su Inside Art che riassume la situazione.
Vorrei quindi dare il mio punto di vista sull'assenza del curatore nelle esposizioni di arte contemporanea (inclusa la fotografia che è ARTE).

Valutando i presupposti alla base della Biennale e leggendo anche alcuni commenti dell'articolo si intuisce che i curatori non servono e che l'arte dev'essere svincolata dalla commissione. Non sono d'accordo: si pensi all'arte cosiddetta "moderna", "tradizionale", insomma ante-impressionismo (per semplificare), spesso era portata alla grandezza dai committenti! E soprattutto, la figura del mecenate letterato che spesso dettava il programma iconografico, conferendo organicità all'opera d'arte. Non solo il genio dell'artista ma anche queste componenti, spesso ignorate dai più, hanno fatto in modo che esistessero opere di fama mondiale. Non escludo che l'artista debba essere libero di esprimersi ma non si deve guardare sotto cattiva luce un'arte che sia anche espressione della società o di una classe sociale. L'arte non può essere scissa da queste cose, l'arte solo per l'arte è un'utopia ormai comprovata.

Inoltre, pensiamo a come l'arte contemporanea oggi appaia "lontana" alla maggior parte delle persone. Ed è proprio perché la comunicazione tra società e artista che si è rotta, e spesso l'arte non esprime più esigenze collettive ma soltanto quelle dell'artista (espressione del proprio ego e pensiero). Certo, il problema è ben più complesso. Ma non sono d'accordo con l'eliminazione del curatore, perché un'indicazione, sbagliata o giusta che sia, ci deve essere e deve fondare sull'espressione sociale del momento.

Poi accadono quelle epifanie improvvise, come Michelangelo Pistoletto nel programma di Massimo Ranieri "Sogno e son Desto" (il 18 Gennaio su Rai1). Un incontro surreale, quello tra la tv nazionalpopolare e la mal compresa arte contemporanea. Pistoletto ha spiegato la sua Venere degli Stracci (1967) e la sua più recente opera "Terzo Paradiso" (2012). Un bel messaggio che purtroppo è stato trasmesso ad un'ora tarda (erano le 23 passate) e che accade troppo raramente in televisione. O programmi monotematici sull'arte (e pure quelli rari) o poco e nulla. Da lodare anche le lezioni di Flavio Caroli su Rai3 a "Che tempo che fa" di Fazio. Perché la cultura, con l'arte in ogni sua forma, va divulgata in tutta la sua totalità. 

Annapaola Di Maio

2 commenti:

  1. La figura del curatore (o committente) è stata sempre un medium indispensabile. L'Arte se non è "curata" o "commissionata" non è fruibile. E non racconta la vita.

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    1. Mi trovo perfettamente d'accordo con te caro commentatore Anonimo :P

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